Le comunità partecipano attivamente ai progetti di welfare territoriale: lo dicono i facilitatori di Goodpoint che hanno seguito le attività di community engagement nell’ambito della seconda e della terza edizione del progetto Welfare in Azione. Il percorso, durato 5 anni e dedicato a stimolare l’attivazione della società civile, ha visto imprese, istituzioni, persone e attori non sempre convenzionali, rendersi protagonisti di interventi volti ad assicurare un cambiamento sociale. Con la debita prudenza, i segnali raccolti sembrano essere confortanti e infondono una buona dose di speranza per il futuro.

Il 2020 viene bollato come “funesto” e arrivati all’ultimo trimestre dell’anno ci auguriamo anche noi, giocando un po’ sulla scaramanzia, che il 2021 ci riservi momenti migliori. Nel tirare però le fila dei comportamenti registrati dai progetti seguiti, dedicati a migliorare la qualità della vita delle persone, notiamo come gli interventi curati e ben ragionati siano stati in grado di garantire risultati confortanti in termini di “apprezzamento e partecipazione” da parte della comunità. I dati raccolti e l’osservazione dei comportamenti, della popolazione intercettata, mostrano ancora una volta il grande slancio solidaristico che caratterizza la predisposizione del popolo italiano al dono “vicino”.
Dopo la positiva esperienza della seconda edizione di Wefare in Azione (il Bando lanciato da Fondazione Cariplo per la prima volta nel 2014), anche l’edizione III, ha visto lo staff di Goodpoint nel ruolo di consulente e facilitatore dei processi di ingaggio delle comunità per le reti territoriali che hanno ottenuto un finanziamento dalla Fondazione. I dati ufficiali saranno disponibili a breve e non possiamo rivelarvi tutti i dettagli, ma vorremmo sintetizzare qui alcune anticipazioni che potrebbero ispirare chi si occupa di raccolta fondi, di comunicazione e di ingaggio di volontari, o che è in procinto di decidere se investire o meno in questo ambito.

Coinvolgere la comunità: i 6 fattori chiave
Esistono dei fattori capaci di condizionare in maniera significativa i risultati di un community fundraising, mirato ad ottenere riscontri positivi all’interno di un territorio di riferimento circoscritto, che possono concretizzarsi in donazioni in denaro, donazioni di prodotti e servizi, ore di volontariato dedicate (non specialistico o di competenza), partecipazione alle iniziative proposte, adesioni… Ottenere tutto ciò è possibile, a varie intensità, se chi guida i progetti si occupa di presidiare e di investire nei seguenti ambiti:
- il team – avvalendosi di persone competenti e riconosciute
- il territorio di riferimento – attraverso la mappatura e la valorizzazione delle risorse presenti
- il progetto – affinché risulti chiaro, utile e ben connesso alle attività di attivazione della comunità
- la rete – preoccupandosi di curare le dinamiche interne, le relazioni esterne e condividendo opportunità tra i vari attori coinvolti
- la buona causa – curando gli aspetti comunicativi e dando evidenza di una tematica per la quale valga la pena spendersi a livello collettivo, con obiettivi raggiungibili
- le risorse – intese come tempo e denaro da investire in maniera proporzionata agli obiettivi fissati.
Le tematiche affrontate erano diverse tra loro (l’aumento del protagonismo giovanile, l’inclusione sociale delle persone disabili, la cura delle persone anziane, la riqualificazione di territori impoveriti, la giustizia riparativa) ma tutti i facilitatori concordano sull’importanza sostanziale di seguire con cura questi ambiti di intervento, se ci si prefigge l’obiettivo di coinvolgere le varie anime della propria comunità di riferimento. Un’azione iniziale di self assessment, perla valutazione di questi elementi, consentirebbe la presa di coscienza delle proprie potenzialità e una più efficace pianificazione strategica.
Le reti seguite dai facilitatori di Goodpoint hanno raccolto significative donazioni in denaro, attraverso strumenti ed iniziative diversificate, hanno goduto di beni e servizi messi a disposizione dalla comunità e hanno coinvolto più di 600 volontari in attività destinate ai beneficiari e al progetto. Questa consistente mobilitazione, aggiunta ai positivi esiti registrati in occasione della precedente edizione, è indice di una comunità intenzionata a voler ricoprire un ruolo da protagonista all’interno dei processi di cambiamento dei sistemi di welfare, a fianco degli Enti pubblici e degli Enti del Terzo Settore.
Se vuoi saperne di più, o se sei interessato ad un check-up sulle tue potenzialità nell’ambito del Community fundraising scrivi a: marco.cremonte@goodpoint.it