Valutazione e reporting: quali strumenti?

Standard di reporting, linee guida, metodologie di valutazione di impatto, framework…facciamo chiarezza

La normativa sulle Società Benefit richiede che, ogni anno, le Società Benefit si impegnino a redigere ed allegare al bilancio societario una relazione annuale riguardo al perseguimento del beneficio comune.

La relazione deve contenere:

  • Una descrizione degli obiettivi specifici, delle modalità e delle azioni che gli amministratori attuano per perseguire il beneficio comune;
  • La valutazione dell’impatto generato, utilizzando uno standard di valutazione esterno;
  • Una sezione dedicata alla descrizione dei nuovi obiettivi per l’esercizio successivo.

Ma come orientarsi nella grande vastità di strumenti a disposizione per la scrittura di una relazione?

Esistono diverse tipologie di strumenti, ognuno con caratteristiche e peculiarità distintive.
Vediamoli insieme.

Si tratta di strumenti funzionali alla redazione della relazione annuale per quanto concerne l’impatto generale che l’organizzazione crea con le proprie attività. Sono gli strumenti utili a rendicontare sulle 4 aree identificate dalla legge: governo dell’impresa, lavoratori, altri portatori di interesse e ambiente.
Tra questi, rientrano, ad esempio, il BIA, SABI, Next Nuova Economia, la Matrice del Bene Comune, Ecovadis Ratings, SI Rating ed Ecomate: tutti strumenti che presuppongono la compilazione di un questionario, a domande chiuse o aperte, alle quali è attribuito un punteggio, funzionale ad un’autovalutazione e/o a un rating delle proprie performance.

Esistono poi specifici strumenti volti a misurare, e di conseguenza a valutare, la propria performance in termini di impatto specifico e sono quindi più strettamente legati agli obiettivi che l’impresa si pone in relazione alle proprie finalità di beneficio comune. Tra questi strumenti, rientrano, ad esempio, il Social Return of Investment (SROI), la Theory of Change, il Measuring Impact e il Participatory Impact Assessment e tutti quegli strumenti che permettono una valutazione specifica dell’impatto generato dall’ente.

Vi sono, inoltre, strumenti non strettamente legati alla valutazione dell’impatto, sia esso generale o specifico, ma che possono comunque essere utili alla redazione della relazione in quanto strumenti di reporting, quindi di natura più rendicontativa. Tra questi, il più conosciuto è sicuramente il GRI, che offre una serie di standard riconosciuti a livello internazionale; così come il SASB. In questo gruppo, possono rientrare anche altri strumenti, che hanno più la natura del framework che dello standard. Tra questi: il framework de La Buona Impresa, l’Integrated Reporting, l’SDG Compass e il Bilancio del Bene Comune. In questo caso si tratta di strumenti che non identificano specificamente gli elementi da considerare nella narrazione (come fanno invece gli standard), quanto piuttosto la “cornice narrativa”, l’impostazione a livello di struttura in cui inserire le informazioni (il “framework”, appunto).

Abbiamo immaginato anche una sorte di “categoria residuale” nella quale far rientrare, ad esempio, le varie certificazioni ISO (ISO 14001, ISO 26000, ecc) e lo standard SA 8000, che, per quanto pertinenti con le tematiche di sostenibilità ambientale e sociale, non rientrano né negli strumenti di valutazione, né in quelli di rendicontazione, in quanto guide operative (ISO 26000) o standard di certificazione (ISO 14001).