Pochi secondi e un progetto da vendere? Elevator Pitch!

Darararirararara, Darararirararara, Darararirarararararira, Dararirarararara- è una buona parte del testo della canzone più ascoltata in Italia a dicembre 2019 (Achille Lauro – 1990).

Noi dobbiamo far conoscere i nostri progetti sociali, sensibilizzare e coinvolgere la comunità, ma abbiamo sempre meno tempo per farlo in modo efficace. Lo spunto del trapper però ci serve per ricordare che quando abbiamo poco tempo a disposizione, dobbiamo fare leva su qualcosa che colpisca. Non è un invito ad usare l’autotune o a tatuarvi lo zigomo (nulla in contrario eh). Dobbiamo sicuramente partire dal contenuto e dal cuore dei nostri progetti, ma è necessario pensare a come lasciare un segno.

Il “pitch”, nel mondo del cinema, è lo spunto che permette di costruire la sceneggiatura di un film. Nella Silicon Valley utilizzano questo concetto, sfidando gli startupper dell’high-tech a catturare e presentare la propria idea nel tempo di una corsa in ascensore, il cosiddetto “elevator pitch“. Dobbiamo prepararci agli incontri seguendo alcune semplici regole che ci permettano di fornire gli spunti essenziali e necessari ad agganciare il nostro interlocutore. Poniamoci l’obiettivo di farci ascoltare, capire (facendo domande puntuali) e ottenere un appuntamento. Bene, ma come possiamo farlo?

Lo storytelling è un buon punto di partenza, ma non deve essere troppo artefatto. Chi racconta le proprie esperienze personali, con i tempi adeguati e le parole giuste sa farsi ascoltare e ha più successo di chi utilizza strategie più istituzionali. La tua personale storia, la tua personale testimonianza può fare breccia, è solo questione di esercizio, magari davanti ad uno specchio o ad un pubblico di figuranti. Se sei in ascensore può capitare di premere per errore il tasto ALT, oppure se non dovesse funzionare… Darararirararara, Darararirararara, Darararirarararararira, Dararirarararara