Sono tempi difficili questi da Covid-19. Viviamo città silenziose, con i bambini a casa e molti servizi chiusi per limitare il contagio. Medici, infermieri e operatori sanitari stanno diventando i nuovi eroi moderni. Ma c’è anche qualcun altro che non ha mai smesso di essere operativo, nonostante si trovi a vivere una situazione estrema. È il mondo del terzo settore, che oggi sta facendo più che mai la sua parte. Organizzazioni non profit, cooperative sociali, associazioni di volontariato stanno continuando ad offrire servizi ai più deboli della società, ma sono al limite.
Qui raccontiamo qualche storia, dal mondo che ci è più vicino, che rappresenta solo una piccola parte dell’universo straordinario che ogni giorno si prodiga per gli altri nel nostro Paese, con o senza emergenza.
LEDHA, la Lega per i diritti delle persone con disabilità, ha lanciato in questi giorni un appello, alle istituzioni e ai servizi. Tutto è chiuso, ma nessuno deve essere abbandonato. In un momento in cui i Centri Diurni si fermano e gli operatori sono in cassa integrazione, il rischio che le persone con disabilità e le loro famiglie si ritrovino in grave difficoltà è altissimo. La presa in carico deve proseguire, con nuove modalità e nuovi strumenti, ma nessuno può essere lasciato solo, soprattutto chi vive situazioni di particolare fragilità.
E questo vale in molti ambiti sociali in cui gli aiuti offerti dal terzo settore (ma non solo) sono congelati da questa nuova emergenza. Il distanziamento sociale e l’immobilismo a cui siamo chiamati hanno conseguenze su tutti gli ambiti d’intervento del welfare, da quello più strettamente sociale a quello sanitario.
Lamenta le stesse condizioni precarie anche il Consorzio Farsi Prossimo che ha fortemente voluto mantenere attivi i servizi fondamentali come le comunità residenziali per minori, stranieri, persone con problemi psichiatrici e l’assistenza agli anziani e ai più fragili. Si tratta di numeri importanti, più di 7.000 persone a rischio e molti operatori ammalati o in quarantena. Il problema più grave oggi è infatti la mancanza di mascherine e presidi sanitari adeguati. Per questo chiedono a gran voce l’aiuto di tutti.
Tra chi non ha mai smesso di fare il possibile per proseguire l’attività c’è anche Soleterre Onlus, che al Policlinico San Matteo di Pavia continua il supporto psicologico in Oncoematologia Pediatrica. Hanno inoltre aggiunto 10 nuovi psicologi nei reparti di Pronto soccorso, Rianimazione e Malattie infettive per aiutare medici, operatori sanitari e pazienti ad affrontare paure e stress, facendo da ponte con i famigliari lontani e in attesa di notizie. Anche loro hanno quotidianamente bisogno di mascherine, guanti e gel disinfettanti.
Le stesse necessità le hanno i 500 bambini e gli operatori che vivono nei Villaggi SOS, lontani dalle famiglie e in completo isolamento. Per tenere in salute i ragazzi, farli studiare e garantire loro un supporto psicologico, sarà implementata una piattaforma online per offrire programmi e attività ai bambini e alle famiglie e uno spazio chat gratuito dove psicologici e psicoterapeuti potranno aiutare chi ne ha bisogno.
L’Associazione A Casa Lontani da Casa ci parla delle ripercussioni sulla migrazione che ogni anno porta in Lombardia malati e famiglie in cerca di cure specialistiche e che oggi sono costrette a rimandare interventi oncologici e neurologici anche molto delicati. Le case d’accoglienza, che fino a ieri ospitavano pazienti e familiari in arrivo da tutta Italia, oggi accolgono prevalentemente malati che, per rischio di trasmissione, non possono tornare alle proprie case.
A proposito di accoglienza, anche Ai.Bi. Amici dei Bambini ha aderito alla campagna #iorestoacasa, implementando nuove tecnologie per non lasciare sole le famiglie adottive e affidatarie e permettere loro di proseguire il percorso in modo “virtuale”, con servizi d’informazione e formazione. A fronte della grande pressione che stanno vivendo in questa fase le comunità di accoglienza per mamme e bimbi, l’associazione si è inoltre attrezzata con laboratori e video tutorial per tenere compagnia ai più piccoli e farli continuare a crescere a distanza.
C’è anche chi ha faticosamente intrapreso un percorso di crescita e oggi subisce il peso di una retromarcia forzata. Consorzio Viale dei Mille ci racconta di come il Covid-19 abbia arrestato un processo virtuoso che, attraverso attività culturali, lavorative e sociali, accompagnava i detenuti verso un percorso di crescita e riscatto personale. L’impossibilità di oggi a proseguire su questa linea e le tensioni legate al rinforzo dell’isolamento, rischiano di far fare a tutti un passo indietro e richiederanno cura, grande attenzione e presenza.
Un sistema quindi in cerca di un nuovo equilibrio e di nuove modalità di intervento, perché nessuno venga lasciato indietro.